
Portiamo un sorriso.
“L’arte è la forma più alta della speranza”.
(Gerhard Richter)
La musica come gesto di solidarietà.
Un progetto nato da legami con un mondo straordinariamente ricco di valori umani, quello delle associazioni di solidarietà, fatto di persone, di coraggio, di generosità.
La rassegna “Musica e Disagio. Portiamo un sorriso” ha disegnato un cammino lungo quindici anni, raggiungendo con la grande musica i luoghi abitati dal dolore e dalla fragilità, quali le case di riposo, le realtà ospedaliere, i centri di assistenza, i centri di recupero, il carcere. Ogni uomo, infatti, ha sete di bellezza, specialmente chi affronta quotidianamente la lotta contro la sofferenza.
“A volte le parole non bastano.
Alessandro Baricco
E allora servono i colori. E le forme.
E le note. E le emozioni”.
La musica dimostra così, ancora una volta, il proprio potere di coadiuvante sociale e di strumento terapeutico, creando occasioni di incontro e condivisione, aprendo tra le righe del pentagramma una finestra sulla sofferenza, su esperienze schiacciate ai margini, alle periferie della vita.
Regalando un sorriso e seminando una speranza.
“La musica è una terapia per la società”.
Ezio Bosso
La voce dei protagonisti
“C’è un male fisico e un male morale e l’arte può aiutare chi sta combattendo contro il disagio”.
Marcello Belotti, Direttore Domus Salutis (2009)
“Questi concerti hanno portato la musica classica di alto livello in Ospedale. Non dobbiamo mai dimenticare che il malato è una persona; spesso non troviamo le giuste parole per esprimere le nostre idee: la musica colma questa lacuna e ci permette di ‘parlare’ ed esprimere le nostre emozioni”.
Lucio Mastromatteo, già Direttore degli Spedali Civili di Brescia (2006)
“Ascoltare questo tipo di musica è stato come vedere la luce del sole al mattino”
Massimo (detenuto della Casa circondariale di Canton Mombello) (2006)
“Ascoltare e capire la musica per un detenuto è come aprire la finestra e non vedere le sbarre che ne ostacolano l’ampia veduta. Il mondo a quadretti, come lo definisce un detenuto diventato poeta, non è il massimo delle aspirazioni dell’uomo, ma la melodia dolce di un buon brano musicale cancella quelle righe nere che si incrociano, lasciando alla vista un panorama meraviglioso”.
Massimo Dalzoppo, Bibliotecario della Casa circondariale di Brescia (2006)
