
Beppe Severgnini
La cura delle parole
Sabato 18 settembre
ore 21
Azienda Alfa Acciai, Brescia
[EVENTO RISERVATO ai ragazzi e alle famiglie della Parrocchia di San Polo]
Un progetto che rivela l’attenzione alla parola, al territorio, alla persona, nato da un incontro del Festival con la Parrocchia Conversione di San Paolo di S. Polo e l’azienda Alfa Acciai, tre realtà emblematiche del panorama culturale, religioso e produttivo della città di Brescia.
Un momento realizzato grazie alla grande disponibilità di Alfa Acciai, una delle cattedrali simbolo dell’attività industriale bresciana; un prezioso atto di restituzione reso al territorio e alle persone che lo vivono.
Gli spazi di Alfa Acciai si trasformeranno in un grande palcoscenico, incorniciato dalla vitalità dei giovani della Parrocchia di S. Polo guidati da Don Marco Mori, ideatore di un significativo progetto costruito proprio a partire dalle parole, da ciò che rappresentano per la vita della comunità, dal ruolo che esse assumono nell’esprimere la vicinanza tra le persone.
Al centro, un suggestivo e significativo evento che celebra la grande potenza della parola.


Le parole sono terapeutiche: sempre. In questo periodo, in modo particolare ed evidente. Libri, giornali, televisione, podcast, conversazioni. Negli ultimi quindici mesi tutti abbiamo letto di più, ascoltato di più, guardato più spesso uno schermo. Le parole sbagliate o eccessive ci hanno irritato – quante frasi inutili, quanta logorrea, quanto loquace presenzialismo. Ma le parole giuste e opportune ci hanno aiutato.
Le parole servono a capire chi siamo. Possono farlo in molti modi: chiarendo intuizioni, prestandoci idee, mettendo ordine tra i pensieri, evocando ricordi, riducendo le preoccupazioni, illuminando una parte della realtà in penombra, dimostrandoci che non siamo soli al mondo: altri hanno provato quello che proviamo noi. I poeti hanno spesso ragione. I libri contengono molte risposte.
Scrive Cesare Pavese, nel Mestiere di vivere: “Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”.
I protagonisti, in sostanza, siamo noi; anche quando il protagonista è un altro. Uno scrittore americano, John Barth, sostiene che la domanda più importante del lettore di fronte al romanzo non è “Cosa succede ora?”, ma “Chi sono io?”. Le parole infatti – dette, lette, ascoltate – riflettono la vita. Le storie hanno un inizio, uno svolgimento e una fine. Ci servono a mettere ordine nel caos, aiutandoci a rispondere ai nostri quesiti personali, professionali, culturali, sociali, nazionali.
Chi siamo diventati? Siamo pronti a ripartire? I segni di stanchezza mentale non mancano: l’estate 2021 non è l’estate 2020. Le parole ci possono aiutare a capire e per ricominciare. Le parole ci possono curare.
Sul palco, con Beppe Severgnini, l’attrice Marta Rizi e la musicista Elisabetta Spada. Nel 2015/2016 portarono al teatro “Franco Parenti”, e in giro per l’Italia, La vita è un viaggio, ambientato in un aeroporto chiuso e deserto. Ora il viaggio riprende, gli aeroporti riaprono, le strade si riempiono, le città si animano, l’estate si avvicina. La cura delle parole porterà in scena letture, poesie, dialoghi, canzoni.